Com’era
Il Cinema Troisi è una sala cinematografica storica interna all’immobile dell’ex Casa GIL (Gioventù Italiana del Littorio), commissionata all’architetto Luigi Moretti dall’Opera Nazionale Balilla, ed edificata nel 1933. Utilizzata inizialmente come sala conferenze e teatro dalla Gioventù Italiana, divenne poi cinema parrocchiale negli Anni 50 con il nome di Cinema Induno, mostrandosi in queste vesti alle spalle di Vittorio De Sica nel 1952 in “Buongiorno, elefante!” di Gianni Franciolini. In quegli anni che l’Induno si guadagnò la nomea di “sala popolare”, in virtù del prezzo ridotto del biglietto, applicato soprattutto agli spettacoli dedicati ai bambini.
Nel 1997, con l’immobile già di proprietà comunale, Cecchi Gori ne rilevò la gestione avviando una fase di rilancio. Successivamente ristrutturò la sala e la dedicò all’attore Massimo Troisi, prematuramente scomparso tre anni prima. Qualche anno dopo, in seguito al fallimento del circuito Safin di Cecchi Gori, una società del gruppo Ferrero ne rilevò la gestione fin quando, nel 2013, la sala venne chiusa definitivamente. Il 6 marzo 2015 è avvenuto lo sgombero forzoso di Roma Capitale, in quanto si è scoperto che la sala era occupata sine titulo, non potendo essere in realtà rilevata da un fallimento societario poiché è di proprietà pubblica.
L’intera struttura del GIL è attualmente suddivisa in quattro differenti unità: la prima, di proprietà della Regione Lazio, ospita il WE GIL e presto sarà sede anche della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè; la seconda, la terza e la quarta, di Roma Capitale, sono destinate al Centro Sportivo Roma Uno, alla Scuola di Formazione Capitolina e infine al Cinema Troisi.
L’inizio
Il Cinema Troisi è rientrato a far parte del patrimonio comunale in seguito allo sgombero del 6 marzo 2015 nei confronti della Mediaport srl di Giorgio Ferrero. La società, e precedentemente quella del circuito di Cecchi Gori, aveva gestito la sala senza alcuna licenza di pubblico spettacolo fino alla chiusura, avvenuta con licenziamento di tutti i dipendenti. La reazione allo sgombero non si fece attendere. Giorgio Ferrero, responsabile delle sale del gruppo Ferrero e presidente dell’Anec Lazio, annunciò uno “sciopero” di tutti i cinema del gruppo, mentre Massimo Ferrero fece una dichiarazione rimasta nella storia: «Vogliono requisire il mio Troisi per darlo agli ex occupanti del cinema America: ma che siamo in Russia?».
A seguito dello sgombero, nell’agosto 2015, l’amministrazione di Ignazio Marino ha pubblicato il bando “Patrimonio Comune”, finalizzato al reperimento di proposte culturali. Il 13 aprile 2016 Piccolo America si è aggiudicato la gestione del cinema. Tuttavia, la concessione è stata bloccata da alcuni ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, avanzati dalla stessa Mediaport srl di Ferrero e da una delle società non vincitrici del concorso pubblico.
Superati questi primi scogli giudiziari, l’associazione ha scoperto che la struttura, che inizialmente sembrava pronta all’uso, dopo un’analisi tecnica approfondita in seguito all’assegnazione è risultata priva di qualsivoglia agibilità e certificazione e oggetto di abusi edilizi da parte delle precedenti gestioni. Il cinema necessitava anche di un processo di conformità statica, urbanistica ed edilizia, senza il quale non si sarebbe potuta effettuare la stipula del contratto con Roma Capitale.
Il 25 gennaio 2018, sanati gli abusi e regolarizzata la posizione urbanistica e catastale grazie al dialogo con il dipartimento Patrimonio e Urbanistica, nonché grazie alla consulenza legale dell’avvocato Claudio Giangiacomo, è arrivata finalmente la firma con il Campidoglio, per un contratto di 12 anni e un canone di affitto agevolato per no-profit e in autorecupero di 2.800 euro al mese (a fronte di canone intero pari a 14.000 euro al mese). Da quel giorno è stato finalmente possibile programmare l’inizio del cantiere. La firma è avvenuta 1.789 giorni dopo la chiusura del Cinema Troisi di Ferrero, 1.056 giorni dopo la ripresa in possesso dei locali da parte di Roma Capitale e 653 giorni dopo l’aggiudicazione provvisoria da parte del Piccolo America.
Il progetto di restauro e risanamento edilizio ammonta a un investimento di circa 1.500.000,00 euro. Il finanziatore principale è il Ministero della Cultura, mediante il “Piano straordinario per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e polifunzionali” (Linea A – Riapertura Sale storiche dismesse), fondo istituito dal Ministro Dario Franceschini nell’ambito della “Nuova legge Cinema”. L’importo ottenuto dall’associazione “Piccolo America” mediante tale bando pubblico ammonta a 1.041.554 euro.
La Regione Lazio è partner del progetto con un finanziamento di 100.000 euro, anch’essi ottenuti dall’associazione con la partecipazione a un concorso pubblico di Lazio Innova (“Creatività 2020”). Grazie ad un accordo con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, a sostegno del progetto di digitalizzazione della sala, e con un contratto di sponsorizzazione con BNL Gruppo BNP Paribas, sono stati reperiti dall’associazione ulteriori 100.000 euro. I restanti 285.446 euro sono sostenuti da fondi propri dell’associazione e da donazioni (circa 30.000 euro) dei sostenitori, raccolte durante le arene estive o direttamente online, e contributi offerti da personalità del mondo dello spettacolo. Sostenitori del progetto sono inoltre il green partner Iberdrola e il digital sponsor TIM.
L’operazione è stata resa possibile infine grazie all’ulteriore supporto di BNL Gruppo BNP Paribas. L’istituto bancario ha infatti concesso una linea di credito di oltre 700.000,00 euro, garantita anche da alcune famiglie dei soci fondatori del Piccolo America, le quali hanno posto come garanzie le case in cui vivono. La linea di credito oggi è stata fortunatamente estinta, poiché è stata chiusa positivamente la rendicontazione dei lavori presentata al Ministero della Cultura, e quest’ultimo ha erogato a saldo il 70% del contributo del Piano Straordinario.
Le foto sono di Andrea Littera e Danilo Pitrelli